Oggi bisognerebbe parlare
di Olimpiadi.
Si aprono a Pechino nell'ottavo giorno dell'ottavo mese
dell'ottavo anno del
2000, 08 08 08, le olimpiadi, edizione numero
29.
Tante le polemiche intorno: la censura del governo cinese verso
il
riconoscimento di parecchi diritti civili, la recente repressione
delle
manifestazioni a Lasa in Tibett, l'uscita cazzuta di La Russa che
ha
invitato gli atleti italiani a non sfilare oggi, l'affondo di Bush
che,
appena toccato il suolo della Repubblica Popolare Cinese, si
è
immediatamente scagliato contro la politica del governo di Pechino, chi
più
ne ha più ne metta.
Innanzitutto invito chi sarà a casa oggi per le 14
circa di sintonizzarsi e
seguire la cerimonia d'apertura che sicuramente sarà
farcita di tutti i
sapori, colori e profumi di una cultura che, a
prescindere, conosciamo
piuttosto poco nella propria simbologia, ma che
indubbiamente affascina per
la sua storia millenaria, radici spesso
diametralmente opposte alle nostre,
filosofia, religione ecc.
Io cercherò
di farlo dall'ufficio, via internet, magari sintonizzandomi
proprio su un
canale cinese attraverso quei programmi di streaming che vanno
di moda oggi:
non capirò una parola ma respirerò il pathos dal vivo dei
commentatori
locali.
A proposito poi delle varie polemiche o punti di vista, il mio
modesto
parere è che lo sport non debba mai sostituire ciò che la politica
non
riesce a compiere, non debba mai colmare i buchi lasciati aperti
dalla
politica.
Per il 99% dei ragazzi che oggi sfileranno a Pechino sotto
centinaia di
bandiere, l'olimpiade è un obiettivo sudato per anni, un
traguardo
fondamentale nella propria carriera di atleti che, specialmente per
chi
pratica discipline molto faticose e dispendiose sotto il profilo
psicofisico
e non certo remunerate come il solito calcio, si fanno un mazzo
tanto per
almeno quattro anni che separano un'olimpiade dall'altra.
Un
conto sono le scelte personali (la polemica innescata da Ignazio La
Russa
infatti è seguita alla decisione di un'atleta tedesca di non sfilare
alla ce
rimonia d'apertura dei giochi per ragioni strettamente personali),
altro è
la ragion di Stato.
Perchè allora non andiamo a parlare di diritti
civili al cospetto delle
tantissime aziende europee ed americane che fanno
palate di soldi attraverso
cooperazioni e partnership con imprese cinesi,
anche e magari attraverso il
business che sta dietro agli stessi
Giochi?
La verità è che se dovessimo assegnare le olimpiadi ad un Paese in
cui si
rispettino al 100% i diritti umani ed in cui trasparenza politica ed
equità
sociali stanno alla base della convivenza civile, oddio.... Mosca
1980? Los
Angeles 1984? Atlanta 1996? Seul 1988?
Temo che dalle 28
edizioni già disputate si scenderebbe drasticamente...
O NO?
Bede